“Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo.”
Mentre faccio un passo in avanti, tutto mi sembra diventare maggiormente difficile ed anche le piccole sfide si trasformano in battaglia in campo aperto ed allora nomi di personaggi eccellenti e letterari mi vengono alla mente e rimugino su quanto diversi siano stati i loro “viaggi”! Penso al “ghibellin fuggiasco”, che col suo allegorico viaggio ultraterreno quanti ha condotto attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso fino a “L’amor che move il sole e l’altre stelle”: viaggio in cui si perde la cognizione dello spazio e soprattutto del tempo e dove tutto è studiato a regola d’arte per svolgere una funzione simbolica e leggendolo ci meravigliamo pensando che si svolge in poco più di quella che fu la settimana santa dell’anno 1300! Poi mi viene in mente lo straordinario viaggio di ritorno di Ulisse alla sua amata Itaca, colmo di dieci anni di ostacoli, amori e peripezie che egli riesce a superare grazie alla sua proverbiale furbizia. Se poi penso ad un viaggio di andata e senza ritorno mi viene in mente il prode Enea colmo di pietas che, contrariamente ad Ulisse, lascia Troia ormai distrutta, scegliendo la fuga per giungere dopo circa sette anni nel Lazio dove fonderà la città di Lavinio.
Mi perdo per viuzze strette e dove il sole non penetra da ore ma il cuore palpita forte perché scopro sempre un nuovo particolare che cattura la mia attenzione. Non odo mai un silenzio troppo assordante, un altro invece che manca e che disturba. Tutto sembra essere incredibilmente al suo posto anche se non lo avevo mai interrogato prima di quel momento. Ripenso a Dante, ad Ulisse e ad Enea e mi sento di non essere troppo diverso da loro … mi sento speciale, ognuno di noi è speciale perché è la vita che lo rende tale e quella vita è il viaggio che ci rende tutti uguali. Ci sono poi i punti di riferimento che ci portiamo dietro come zavorre salvatrici … ognuno ha i suoi, ma poi scopriamo essere anch’essi così comuni. A volte ci salvano nei viaggi più avventurosi, ci legano alla amata terra e non permettono che la tempesta ce ne allontani. E se il viaggio si svolge su acque perigliose come sulle più cristalline, ci conducono a riva, nel porto più vicino ed agognato. Poi si continua a camminare, ad assaporare e scoprire tutto ciò che quel nuovo luogo ci offre. La sosta può protrarsi per poche ore, per un giorno, per una settimana, per mesi e a volte per sempre ma anche in quest’ultimo caso il viaggio continua. Anche se siamo fermi viaggiamo con la fantasia, tra le pagine di un libro, rapiti dalla storia raccontata da un amico o nel ricordo di un luogo esotico che ci è rimasto nel cuore. Compagni, amici, avventurieri e vagabondi come me, vi siete mai chiesti perché andare avanti? Perché non si può tornare indietro e non si può concludere! Abbiamo sempre il desiderio del nuovo perché la vita è un flusso continuo che per nostra natura tentiamo di arrestare, di fissare, di catalogare … ci ILLUDIAMO di concludere. Il viaggio continua, continua la vita e la cosa più importante che abbiamo è il nostro PRESENTE, fatto di quegli attimi che comporranno un’esistenza. Credo che una tra le cose più dolorose che una persona possa fare è vivere nel passato … succede quando IL VIAGGIO SI ARRESTA per qualche serio motivo … rimani come imprigionato in quel che ti permette ancora di respirare … non esistono più schemi allora, niente che si possa imbrigliare … la vita non conclude.
“Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. Quest’albero, respiro tremulo di foglie nuove. Sono quest’albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo.”
๐ก๐ฒ๐ฌ๐ฌ๐ช๐ป๐ญ๐ธ ๐๐ฎ๐ต๐ต'๐ค๐ธ๐ถ๐ธ ๐'๐๐ป๐ถ๐ฎ
Testo che mi ha permesso di arrivare 5° al Concorso Nazionale Filippo Sanna, nel 2023.
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